top of page
assoninaaps

#storiedidonne: ANNALENA TONELLI


La storia di oggi riguarda una donna con una forza e una determinazione incredibile, che ha voluto donare la sua intera vita per amore degli esseri umani, facendo il possibile per aiutare chiunque incontrasse sulla sua strada.


Annalena Tonelli nasce a Forlì il 2 aprile 1943. Dopo la laurea in giurisprudenza, decide di lasciare l’Italia e di dedicare la sua vita al volontariato, scegliendo di vivere nella povertà totale.

Quindi, nel 1969 si sposta in Africa grazie alle attività del Comitato per la lotta contro la fame del mondo di Forlì, che ha contribuito a fondare, e che ancora oggi è attivo. Così inizia il suo percorso come insegnante di inglese prima a Nairobi e poi a Wajir, in Kenya.


A Wajir inizia a prendersi cura di bambini con disabilità e di malati di tubercolosi, una malattia spesso stigmatizzata nella società. È stato proprio l’incontro con queste persone a farle provare un vero innamoramento per la vita e per loro.


Nel 1976, il governo kenyano le affida formalmente la direzione di un progetto pilota che consentiva ai nomadi e alle loro famiglie di rimanere in specifici villaggi fino al termine della cura. Attraverso questo nuovo metodo di cura, è riuscita ad aumentare il tasso di adesione alla terapia e la percentuale di guarigioni.


La sua presenza e il suo aiuto, però, non sono sempre stati graditi; ad esempio, in un’occasione, Annalena è stata presa a sassate dai bambini del luogo e in un’altra circostanza malmenata pesantemente. Si trovava in un contesto socialmente islamico ed era guardata con sospetto e spesso minacciata in quanto donna, bianca, cristiana e non sposata.


Nel febbraio del 1984, in seguito all'eccidio della comunità Degodia a Wagalla perpetrato dalle forze armate regolari del Kenya, Tonelli si è impegnata nella cura dei sopravvissuti feriti e nell'organizzazione delle sepolture delle vittime. Con molto coraggio ha anche denunciato pubblicamente l’accaduto. Questo audace atto di testimonianza portò alla sua espulsione dal Kenya nel 1986, dichiarandola una persona indesiderata.


Al servizio della cooperazione italiana, si sposta in Somalia. Qui, a Merka, apre una struttura ospedaliera con più di 500 posti letto, una scuola e un centro riabilitativo per disabili, insieme al ripristino del porto per agevolare l’arrivo di aiuti internazionali. Grazie a queste iniziative e ai finanziamenti raccolti in Italia dai suoi sostenitori è riuscita a garantire la sopravvivenza di oltre 3000 persone in un periodo di due anni.


Pur non essendo un medico, riesce ad ottenere diplomi a Londra e in Spagna per la cura delle malattie tropicali e della lebbra, tenendosi costantemente aggiornata sulla materia. In virtù di questa dedizione, ha vissuto impegnandosi a favore dei malati, sviluppando una profilassi per la tubercolosi che è oggi utilizzata in tutto il mondo dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, grazie alla quale si riduce la durata della terapia a sei mesi.


Dopo circa 33 anni di volontariato, nell’ottobre del 2003, Annalena è stata uccisa a colpi d’arma da fuoco da due sicari. In molti la odiavano poiché si era presa cura dei malati, compresi malati di Aids, qualcuno l'aveva persino accusata di diffondere la malattia nel Paese. Ma soprattutto, la odiavano per la sua campagna contro la mutilazione genitale femminile, che costa la vita a tante ragazze e bambine innocenti.


Per tutta la sua vita Annalena non ha mai desiderato notorietà, ha voluto vivere nell’umiltà e nella povertà totale, restando sempre coerente con ciò in cui credeva e portando avanti con orgoglio le sue battaglie. Nonostante questo, ricevette molti riconoscimenti e molti premi per le sue meravigliose azioni. Dopo la sua morte, il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi la insignì della medaglia d’oro al merito civile alla memoria.


Secondo le sue volontà, il suo corpo fu portato in Kenya e le sue ceneri furono disperse a Wajir, nel deserto del Kenya, proprio dove aveva iniziato la sua missione umanitaria.


20 visualizzazioni0 commenti

Comments


bottom of page