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#vocidalcampo: medicina indigena, i dottori della selva.

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Questo ultimo periodo, nonostante tutte le paure e le sofferenze, ci ha aiutato senz'altro a capire l'importanza di un aspetto della nostra vita e società cioè quello della salute.

La salute non è tutto, ma senza salute tutto è niente” diceva Schopenhauer e la scienza che si occupa di garantire la salute delle persone prende il nome di medicina.


Per la maggior parte di noi, quando pensiamo al termine medicina, pensiamo a ospedali, dottori in camice bianco, pastiglie e iniezioni ma, come in tanti altri aspetti della vita, per buona parte del mondo non è così.


Le popolazioni indigene hanno sviluppato nei millenni tutta una serie di medicine tradizionali che hanno esattamente la stessa funzione della medicina “convenzionale”, cioè garantire la salute delle persone. La forma di prendersi cura e di curare i propri malati sono il risultato del legame molto forte che hanno i popoli indigeni con l’ambiente in cui vivono e con la loro particolare visione dei concetti di malattia e salute.


La medicina tradizionale nelle società indigene costituisce un sistema complesso e coerente di nozioni, concetti, regole, modelli e rituali. La conoscenza viene trasmessa oralmente di generazione in generazione e le conoscenze vengono condivise, in maggior o minor grado, a tutti i membri della comunità, ma soprattutto sono possedute dagli anziani e dagli sciamani. In tutti i casi è comune a tutti i tipi di medicina la nozione di equilibrio nelle condizioni della vita per garantire la salute ed evitare le malattie.


La popolazione amazzonica dei Kichwa dell’alto Napo non è da meno in tutto questo e ha anche lei sviluppato un proprio sistema di medicina indigena.

La vita dei Kichwa dell’alto Napo tradizionalmente si svolge all’interno della foresta amazzonica, circondati da piante e animali e con la presenza di esseri mitologici ai quali danno particolari caratteristiche proprie della loro cultura. La selva quindi assume oltre all’aspetto reale anche un aspetto magico e mitico, e gli esseri che la abitano hanno caratteristiche peculiari: si parla di piante e animali come “padroni”, “padri” e “madri” della selva.


Credits: Wikipedia Commons

Secondo la concezione della salute dei Kichwa dell’alto Napo le malattie compromettono in differenti modi l’equilibrio corpo-anima, obbediscono a forze esterne al corpo, sia naturali che soprannaturali e si classificano in base alla causa in tre grandi gruppi: unguy (naturali), paju (semi-soprannaturali), biruti (soprannaturali).


Unguy sono malattie naturali causate dall’esposizione eccessiva a acqua, pioggia o calore, all’abuso o ingestione di determinati alimenti, alle punture di insetti, ai parassiti e includono tutte quelle che sono state portate dalla colonizzazione. Essendo scatenate da elementi ambientali o umani, danneggiano solo la parte materiale dell’individuo, e non l’anima (aya), e possono quindi essere trattate con preparazioni a base di piante.


Nel caso dei paju, esse hanno origine in vari elementi soprannaturali che agiscono provocando una determinata malattia. I Kichwa credono che queste malattie si sviluppino per la presenza di un supay (demonio), l’anima di defunti o qualche spirito della selva. In questo senso si spiega che tali malattie si presentano per mancato rispetto di certe norme come per esempio camminare per luoghi della selva considerati come pericolosi in certe ore della notte, comportamenti irrispettosi verso i defunti o ingestione di determinati alimenti durante la gravidanza e l’allattamento. In tutti questi casi si provoca quello che viene chiamato “mal viento” e il malato presenta diversi sintomi come brividi, vomito, febbre, diarrea, dolori muscolari, crampi, stanchezza, mancanza di appetito, ecc.


I biruti invece sono attribuiti alla stregoneria e sono le malattie più gravi. Gli sciamani malvagi (banku o sagra), con i loro poteri soprannaturali, inviano malefici che si introducono nel corpo provocando malessere fisico e mentale. Per riuscire a inviare questi malefici gli sciamani possono ricorrere ad “aiutanti” come felini, serpenti o uccelli, oppure attuare direttamente. Alcuni sintomi comuni sono edema, gonfiore, emorragie, malattie cutanee, insonnia, mancanza di appetito e agitazione, anche se il danno più grave avviene a livello dell’anima e se non viene effettuato un trattamento adeguato attraverso rituali praticati da uno sciamano esperto, la persona può arrivare a morire.


Come si può vedere un sistema complesso la cui comprensione non è sempre facile per una persona esterna.

Non è nelle intenzioni di questo articolo rispondere alla domanda che può sorgere spontanea “Ma questo tipo di medicina funziona?”, domanda a cui non è possibile dare una risposta univoca.

Quello che sicuramente non funziona è l’atteggiamento di chiusura e superiorità che spesso si ha da entrambe le parti, che invece potrebbero beneficiarsi della collaborazione, per il bene e la salute di tutti.


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