#ingredientedelmese: LA YUCA
In molte culture, compresa quella italiana, è difficile pensare a un alimento che abbia tanta importanza come il pane. Il pane è l’alimento per antonomasia, quello che non può mai mancare sulla tavola, un alimento sacro, tanto che nella preghiera del Padre nostro si dice appunto: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”.
Ma non in tutte le culture è così. Per gli indigeni Kichwa dell’Amazzonia ecuadoriana l’equivalente del nostro pane è la manioca.
La manioca, anche nota come cassava o yuca, lumu in Kichwa, è un arbusto non più alto di 2-3 metri, il cui nome scientifico è Manihot esculenta.
La manioca è originaria della regione amazzonica del Brasile, dove si pensa che circa 10.000 anni fa l’uomo abbia iniziato a coltivarla, iniziando così il processo di domesticazione della specie, che si è poi diffusa prima in gran parte di Sudamerica e Caraibi e poi nell'Asia e Africa tropicali.
È una pianta molto resistente, che cresce in diversi tipi di suolo e in diverse condizioni climatiche, e questo ha contribuito alla sua diffusione.
Ma la sua vera forza sta sottoterra, nelle sue radici tuberizzate, simili a enormi carote dalla scorza marrone, che possono essere lunghe fino a 80 cm e con un diametro di 10. Le radici di manioca contengono una polpa dura, biancastra, ricca di amido, e rappresentano appunto la parte commestibile della pianta.
Come dicevamo, la yuca rappresenta l'alimento base dei Kichwa del Napo. La forma più comune di consumarla è semplicemente bollita e accompagnano qualsiasi piatto di carne o pesce. Entra nella preparazione di varie zuppe, si può consumare fritta, arrostita, più o meno in maniera analoga a quella delle nostre patate.
Ma a differenza delle patate, entra anche nella preparazione di un altro degli alimenti base degli indigeni amazzonici: la chicha.
La chicha è una bevanda fermentata che si può preparare da differenti ingredienti base ma la cui versione più comune è proprio quella di yuca. La fermentazione arricchisce la bevanda di proprietà nutrizionali, rendendolo un ottimo probiotico naturale.
Le proprietà utili della yuca non si limitano al solo campo alimentare. La yuca ha un posto importante anche nella medicina tradizionale indigena. Per esempio le foglie tenere di yuca, pestate fino a ottenere una sorta di pasta e diluite con acqua vengono date da bere alle partorienti come antiemorragico.
La yuca viene anche usata nei rituali di limpia o purificazione spirituale dalle cattive energie. Lo sciamano, mentre fuma tabacco tradizionale, passa più volte sulla persona da curare un mazzetto composto da rami di yuca e altre piante. Il trattamento viene ripetuto fino a che le foglie del mazzetto appassiscono, questo significa che hanno assorbito le cattive energie.
La yuca riveste anche un importante ruolo culturale per le popolazioni indigene del Napo. Soprattutto la yuca è legata indissolubilmente alla figura femminile.
È infatti la donna incaricata di seminare la yuca, del suo mantenimento, della sua raccolta e della preparazione della chicha.
Oltre a questo esiste tutta una serie di riti e prescrizioni legate a essa. La semina per esempio è un momento molto importante e va fatta solo in determinati momenti e condizioni. Non si semina di martedì, né durante tutto il mese di novembre (aya killa, mese dei morti). Non si semina con la luna nuova, né quando la donna ha le mestruazioni.
Dopo avere seminato la yuca, per quel giorno la donna non può fare lavoro alcuno, non può toccare acqua, né cibo, né tenere relazioni sessuali, può solo andare a dormire, per questo la semina della yuca si fa di solito nel tardo pomeriggio, poco prima che tramonti il sole.
Si ritiene che la yuca sia una pianta molto gelosa quindi, nel caso queste proibizioni non vengano rispettate, la pianta crescerà debole, si ammalerà e non darà nessun raccolto.
Indubbiamente una delle piante più importanti, come abbiamo visto, per gli indigeni dell'Amazzonia. La yuca è considerata la madre della chakra, il sistema agroforestale indigeno, che, con tecniche di coltivazione rispettose dei fragili suoli amazzonici, garantisce che non manchi mai la yuca sulla tavola dei Kichwa del Napo.
Giacomo Rubini per NINA APS
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