La pianta del mese di ottobre: la chonta
Aggiornamento: 22 nov 2020
Ogni mese, una parola. E da oggi, ogni mese una pianta. A partire da oggi e da quest'ottobre, per noi mese della Chonta.
La Chonta, nome scientifico Bactris gasipaes, conosciuta anche come chontaduro e con una miriade di altri nomi a seconda delle varie zone del continente americano in cui è diffusa, è sicuramente la specie di palma più importante per i Kichwa del Napo e molte altre popolazioni amazzoniche.
È una palma originaria della regione amazzonica, che è stata addomesticata dalle popolazioni indigene e si è diffusa progressivamente a tutto il bacino amazzonico e in centro America arrivando fino in Guatemala.
Cresce e si diffonde quindi seguendo le migrazioni dell’uomo e non esiste più in forma spontanea in natura. Per questo quando camminando per la foresta gli indigeni incontrano questo tipo di palma sanno che si tratta di una zona che anticamente era sede di un qualche tipo di insediamento umano.
Della chonta nulla va sprecato, dalle radici all’ultima punta delle sue foglie, tutto ha una sua utilità.
I frutti, di diverso colore a seconda della varietà (rosso, arancione, giallo, bianco, ecc.) sono un ottimo alimento. All’interno hanno una polpa arancione di consistenza farinosa e più o meno oleosa e contengono proteine di alta qualità, aminoacidi essenziali, vitamina A e minerali. Devono essere bolliti prima di poter essere consumati. Per le comunità indigene la forma più comune di consumarli è preparando la “chicha”, una bevanda fermentata poco alcoolica ma che dà sazietà.
Altra parte commestibile è il cosiddetto cuore di palma, o palmito, il germoglio apicale, che si può consumare crudo o cotto. La raccolta del palmito porta alla morte della palma, ma la chonta ha un grande vantaggio, una volta tagliata dalla base cresceranno uno o più germogli, che diventeranno nuove palme in pochi anni.
Il tronco è di legno durissimo, un ottimo materiale da costruzione, usato come pilastro nelle capanne tradizionali o intagliato per realizzare affilatissime lance o coltelli, quando l’uso dei metalli era ancora sconosciuto alle popolazioni amazzoniche.
Le foglie sono molto resistenti e si usano per i tetti delle capanne.
Infine le radici si usano nella medicina tradizionale, il loro succo ha proprietà rinforzanti del capello e viene usato come una sorta di shampoo ancestrale.
E se ciò non bastasse, quando la palma muore o viene tagliata, all’interno del tronco caduto, dopo circa un mese crescono grossi vermi, larve di un coleottero, che sono considerati una prelibatezza dalle popolazioni locali e vengono preparati in spiedini arrostiti sul fuoco. Avete già l’acquolina in bocca, vero?
La chonta si adatta e cresce benissimo nel suolo povero delle foreste amazzoniche e con le sue robuste radici stabilizza il terreno combattendo l’erosione causata dalle forti piogge. Inizia a dare i suoi frutti dopo 3-5 anni di vita e non smette più per 50-75 anni, che sono la sua vita media. Una palma di chonta può dare fino a 7 grappoli da 100-150 frutti ciascuno, 30-50 Kg ogni anno, una produttività, a parità di superficie, più alta di quella del granturco.
Una palma adulta può arrivare fino ai 20 metri, il che rende la raccolta dei suoi frutti alquanto difficoltosa. I grappoli devono essere tagliati con lunghissimi ganci fatti di canne di bambù, aiutandosi anche arrampicandosi su alberi vicini. Arrampicarsi sulla palma non è un’opzione, dato che il tronco è ricoperto da durissime e dolorosissime spine per tutta la sua lunghezza, che la chonta usa per evitare che i piccoli roditori, ghiottissimi dei suoi frutti, ne facciano incetta, rendendoli così accessibili solo agli uccelli, che sono ottimi disseminatori della specie.
Una palma utilissima, dicevamo, e per questo le diverse popolazioni amazzoniche dell’Ecuador hanno sviluppato diversi vincoli culturali con questa palma.
I Secoya per esempio ritengono essere nati direttamente dalla chonta nel loro mito della creazione.
I popoli Shuar e Achuar la considerano simbolo della vita, in suo onore si celebra la festa di Uwi (chonta), dove si chiede a Uwi di continuare a far esistere tutte le piante, frutti e animali di cui l’uomo ha bisogno per la sua esistenza.
Anche il popolo Waorani organizza molte feste e matrimoni in occasione della stagione dei frutti della chonta, che varia a seconda delle diverse regioni amazzoniche.
Nella provincia del Napo questa stagione ha il suo culmine nel mese di aprile, dove ad Archidona si celebra l’annuale festa della Chonta, una delle festività tradizionali più importanti per i Kichwa del Napo.
Giacomo Rubini per NINA
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